Questo è un post altamente “autocelebrativo” perchè finalmente (forse) ho trovato una via per la postproduzione delle immagini di paesaggio.
Non entro nel merito della diatriba postproduzione si o no e quanta perchè ritengo che ciascuno con le proprie immagini sia libero di fare ciò che vuole anche se:
- ogni volta che viene mostrata una desaturazione parziale muore un gattino (ragion per cui in alcuni circoli esoterici è nota anche come ammazzagattini)
- chi dice “ai tempi della pellicola certe cose non si facevano” mente spudoratemente (vedi ad esempio qui e qui)
- la fotografia non mostra la realtà, mai. Nemmeno se non avete nemmeno mai installato photoshop. Non fidatevi.
- scattare in JPG significa cedere parte del controllo della propria foto ad un oscuro tecnico probabilmente giapponese che ha formulato un algoritmo ai tempi del prototipo della macchina che avete in mano
- la postproduzione è come le spezie sul cibo: deve esaltare il sapore di un buon piatto, non coprire il puzzo di rancido di una pessima ricetta (la frase originale è un po’ più colorita 😉 ).
In tutto ciò negli esempi qui sotto ho deciso di mostrare il prima e dopo di alcune foto, così senza ritegno e vergogna, proprio perchè secondo me la postproduzione è una parte naturale del processo fotografico. Un po’ come rileggere un testo dopo averlo scritto, postprodurre una foto è un momento necessario che denota attenzione verso lo spettatore e rispetto verso il tempo che “investirà” guardandola. Postprodurre porta anche a scegliere (a scartare) e a riflettere sul valore e sul senso di una foto.
E dopo tutte queste belle parole spazio agli esempi.
Uno scorcio di Safranbolu.
L’intervento in post ha permesso di avere dei colori più caldi rispetto a quanto riportato dal sensore e più in linea con l’estate turca, recuperare un po’ di dettaglio nelle ombre (l’occhio umano vede meglio del sensore) e tra le foglie sulla destra.
Una sequoia a Yosemite.
Anche in questo caso la postproduzione è stata quasi esclusivamente limitata recuperare dettagli dove il sensore non è arrivato; così sia le ombre che le alte luci sono state un po’ recuperate e la visione di insieme è più simile a quella dell’occhio umano.
La Moschea Blu vista da S.Sofia. Qui l’intervento è decisamente più evidente anche se si tratta semplicente di una correzione al bilanciamento del bianco per eliminare la dominante azzurra, un generale raddrizzamento dell’immagine e un miglioramento della nitidezza.